INDIA
Da diversi anni, il motto del Ministero del Turismo indiano è Incredible !ndia, dove quel punto esclamativo non è un refuso, ma quasi una congiunzione tra una esclamazione di stupore e la sua stessa fonte. Il mio interesse per l’India è nato molto tardi, molti condizionamenti mi hanno sempre frenato, sia come interesse professionale che come curiosità personale. L’India ha sempre suscitato sentimenti contrastanti: è povera, sporca, contraddittoria, ingiusta e mille altri. Con il tempo, ora direi con qualche sprazzo di saggezza, mi sono reso conto che appunto erano condizionamenti dovuti alla scarsa conoscenza del Paese. E all’India mi sono prima interessato e poi appassionato.
Ecco, forse è da riassumere in questo: passione. Come ogni passione ti travolge, sai che c’è qualcosa di sbagliato ma la ami ugualmente, anzi, come nell’oggetto di un amore travolgente va a finire che ne ami proprio i difetti, scoprendo che, visti da un’altra prospettiva, potrebbero essere pregi.
Anzitutto è riduttivo definire l’India un Paese: lo è da un punto di vista politico, ma subito ci si rende conto che è una unione di diverse etnie, talvolta molto diverse tra loro. L’espressione “lingua ufficiale” dipinge già un quadro sufficiente per avere un’idea della complessità di questo paese con 1,3 miliardi di abitanti: l’hindi è ufficiale su tutto il territorio, l’inglese ha uno status di lingua ufficiale sussidiaria, altre 21 lingue sono riconosciute dalla costituzione e parlate a livello regionale anche per rapporti ufficiali. L’ordinamento è quello tipico delle repubbliche federali, con 29 stati e 7 territori, incluso il territorio della capitale, Delhi.
La storia dell’India è lunga, ricca ed affascinante. I primi segni della civiltà nella Valle dell’Indo risalgono al 3.300ac, quindi con un percorso molto lungo e complesso, partendo dai primi agglomerati, quindi ai piccoli regni fino ai grandi imperi, ai grandi regni ed ai sultanati. Nella storia più recente è nota a tutti l’influenza e la prima modernizzazione data dalla dominazione britannica da cui l’India si è affrancata nel 1947, perdendo una parte del territorio in favore di Pakistan e del Bangladesh (all’epoca parte del Pakistan). Attraversando la seconda metà del XX secolo, oggi l’India è uno dei Paesi tecnologicamente più avanzati, più industrializzati e ricchi, pur conservando enormi sacche di povertà, disuguaglianze e contraddizioni.
La complessità è anche climatica: sbaglia chi pensa all’India solamente come un Paese caldo umido e soffocante. Occorre penare alla peculiare conformazione geografica e morfologica: a nord, un po’ come le nostre Alpi, ma amplificate in altezza ed estensione, troviamo l’immensa catena dell’Himalaya, ad ovest il Deserto di Thar, che si estende verso il Pakistan. L’una frena le gelide correnti dell’Asia Centrale e l’altro regola la circolazione monsonica. Iniziamo allora dalle regioni semi aride del nord-ovest, dove troviamo le più note destinazioni turistiche come il Triangolo d’Oro e parte del Rajastan, e centrale-interna dal Maharashtra fino all’estremo sud dell’India; l’area tropicale umida della costa occidentale tra Goa e il Kerala, le immense aree centrali e costiere dal clima tropicale semi-umido (Mumbai, Kolkata, Chennai), quelle umide e subtropicali del nord (Punjab, Uttar Pradesh, Assam), fino al clima montano e freddo del Kashmir e del Ladakh. In pratica c’è sempre una stagione buona per l’India, dipende da dove si vuole andare, tuttavia, se si ha una buona sopportazione del caldo, anche l’estate può essere possibile visitare i territori del Triangolo d’Oro e della parte più orientale del Rajastan.
Viaggiare in India può essere quanto di più affascinante e coinvolgente, se ci si lascia coinvolgere da lei. Può essere un’esperienza negativa se si parte con lo spirito del turista abituato al viaggio tipico nelle destinazioni occidentali: il traffico è soffocante come il clima estivo nelle grandi città, le differenze sociali sono palpabili, le caste, formalmente abolite, sono ancora parte del retaggio tradizionale. Tuttavia, aprendosi con lo spirito giusto, quello del bambino meravigliato, si scoprono ricchezze monumentali inestimabili, tradizioni e colori da fascino sublime, una vitalità insospettabile, che solo in parte possiamo scoprire dalla produzione cinematografica bolliwodiana. E una spiritualità davvero infinita.
Data l’enorme estensione e la diversità, anche climatica, è consigliabile visitare l’India in più viaggi: i costi non proibitivi dei voli e soprattutto dei servizi a terra lo consentono. Il viaggio minimo di approccio, l’”India for beginners” è sicuramente il Triangolo d’Oro, ovvero le città di Delhi, Agra e Jaipur, percorribile normalmente in 6-8 giorni, con un paio di giorni in più è possibile visitare anche Varanasi, il “tempio della spiritualità” di questo Paese. Per unire anche il Rajastan occorrono almeno 12-13 giorni. E non dimenticate, se la stagione lo consente, un safari per osservare le tigri. Un viaggio nella regione centrale e meridionale richiede un’altra settimana, e anche una diversa attenzione al clima rispetto al centro-nord.
Cosa ci può dare un viaggio in India. Ad ognuno un diverso risultato: io non penso di avere trovato me stesso, ma ho certamente trovato una via nuova per restare affascinato da nuove sensazioni.
Phileas